ECONOMIA / I ritardi della politica e la pagella verde.
La rivoluzione della pagella verde è, per molti cittadini, un vero ginepraio. Non esiste un modulo standard, non si capisce se e quando bisogna consegnarlo al nuovo proprietario, non si sa cosa può succedere se l’obbligo non viene rispettato. Oltretutto, ogni regione fa di testa sua, cosicché comprare casa in Lombardia o in Campania finisce per essere una faccenda molto diversa. Il caos getta altra sabbia negli ingranaggi di un settore, quello delle compravendite immobiliari, che non scoppia certo di salute. L’obbligo della pagella verde è previsto da una legge del 2005 che indicava in maniera chiara e precisa come e quando il certificato sarebbe dovuto entrare in scena: davanti al notaio, al momento del rogito, a carico di chi vende, che deve consegnarlo a chi compra. E se non lo fa, il contratto viene considerato nullo. Un meccanismo ben congegnato, che però è stato privato di un ingranaggio fondamentale. Nel luglio scorso l’esecutivo (con un emendamento alla manovra triennale di Tremonti), ha scompaginato tutto: abrogato l’obbligo di consegna al momento della vendita, scomparsa la sanzione. Come se sull’autobus il controllore dovesse credere sulla fiducia che il passeggero ha pagato il biglietto. Alla fine, rimane l’obbligo della pagella verde e null’altro. Tanto che i notai sono corsi ai ripari: il consiglio nazionale sta preparando un documento in cui si spiega ai propri associati che cosa fare. Secondo il notaio vicentino Giovanni Rizzi, ad esempio, l’obbligo del certificato rimane, ma la consegna può avvenire anche dopo la transazione. Il venditore può fare uno sconto al compratore, che si farà carico del tagliando energetico
(L’Espresso, 11/6/2009)