ATTUALITA’/ I monolitici bastioni di Trenitalia e Ferrovie dello Stato iniziano a scricchiolare.
A giorni, infatti, dopo i ritardi, disagi e rincari di questo inverno freddo delle rotaie italiane, si attende la firma del protocollo d’intesa che permetterà alle associazioni dei consumatori di dare il via alle conciliazioni, e verrà accompagnato dalla pubblicazione di una ‘carta dei diritti’ del viaggiatore. Sarà stata ‘colpa’ del parto tribolato del Frecciarossa: fatto sta che fra l’apertura di un’inchiesta conoscitiva da parte del sostituto procuratore Raffaele Guarinello (volta a capire che cosa sia successo durante i primi dieci giorni di servizio), e i sospetti dell’Antitrust, che paventa una predilezione dei biglietti superveloci a scapito delle tratte regionali, oggi i treni italiani si ritrovano sotto assedio.
Dalle Ferrovie dello Stato si difendono spiegando che “si sta ultimando la ricalibratura dell’intero sistema ad Alta velocità”, ma poi aggiungono che “oggi la puntualità mostra un trend in netto miglioramento, ed entro il mese di gennaio i dati torneranno ai livelli standard”. Il che è come ammettere che fino a ieri non era proprio così. Lo sanno bene quelli che hanno scritto ad Altroconsumo, come un passeggero del Frecciarossa Roma-Milano del 20 dicembre, approdato a destinazione a mezzanotte invece che alle nove.
O i tanti altri che lamentano il rimborso concesso solo dai 60 minuti in su: del 25 per cento del prezzo per ritardi fra un’ora e 119 minuti, e del 50 per cento per ritardi pari o superiori alle due ore. “Si tratta di una norma europea”, chiarisce Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum, “ma quella stessa norma obbliga le imprese ad avvertire i passeggeri di tali ritardi se ragionevolmente prevedibili, come lo erano tutti quelli dovuti al maltempo di questi giorni. Inoltre quei risarcimenti minimi non sono applicabili automaticamente in Italia, dove vigevano condizioni più favorevoli ai consumatori”. O in Spagna, dove per esempio “si ha diritto al bonus quando il treno arriva a destinazione con soli 15 minuti di ritardo”, ricordano quelli della Federconsumatori, che sui risarcimenti meditano una class action. Così come l’Unc contro i ritardi. “Per chi sceglie l’Alta velocità un ritardo di 10 minuti è sproporzionato al costo del biglietto”, aggiungono quelli del Codacons, che annunciano una diffida nei confronti del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
Non meno belligerante il Movimento consumatori, che chiede un ritorno immediato al vecchio limite dei 26 minuti di ritardo, o l’Adoc che ipotizza l’interruzione di pubblico servizio.
(L’Espresso, 22/1/2010)