Almeno in questo caso tentar non è costato nulla, visto che la domanda si poteva fare comodamente da casa, via Internet e senza marca da bollo. Una montagna di carte e bolli, invece, si è depositata sulle scrivanie del Comune di Roma, che il 25 marzo ha chiuso 22 bandi pubblicati a fine febbraio per 1.995 posti di lavoro nei settori più disparati, da esperto di gestione delle entrate a esperto in merceologia delle derrate agroalimentari, da architetto a ingegnere, da funzionario di biblioteche a statistico, da dietista a restauratore conservatore, da geologo a istruttore della polizia municipale, a insegnante della scuola dell’infanzia. A Roma è stato come se l’intera città di Catania venisse a bussare: 300 mila le richieste pervenute. Ciascuno dei richiedenti, per tentare la fortuna ha però dovuto acquistare l’equivalente di cinque gratta e vinci, ossia 15,33 euro così ripartiti: 10,33 in tasse se ne vanno nelle casse della tesoreria del Comune, e cinque euro per la raccomandata che devi inviare con ricevuta di ritorno. Il che significa tre milioni e rotti interamente impiegati per svolgere le spese procedurali (fra prove selettive e l’avanti e indietro di altre raccomandate varie), e un pensierino da milione e mezzo di euro per le Poste. Invece di un semplice click.
(L’Espresso, 4/6/2010)