LIBRI / In “Occulto Italia” lobby e complicità attorno ai movimenti esoterici.
di Giovanni Cocconi
http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/125196/sette_politiche
Il diavolo, come si dice, è nei dettagli.
Della centralità politica di Domenico Scilipoti l’Italia si è accorta troppo tardi, il 14 dicembre 2010. Troppo tardi siamo arrivati a sapere tutto di lui, dei suoi mutui in banca, del suo lavoro da agopunturista, della sua predilezione per la medicina olistica. Anche il leader del suo ex partito, Antonio Di Pietro, avrebbe dovuto aprire gli occhi molto prima, se si pensa che a settembre decise di affidargli la creazione del Forum nazionale antiplagio e di un Osservatorio sulle sette, un fenomeno allarmante con cui “Mimmo” vantava qualche complicità di troppo.
L’uomo sbagliato al posto giusto. La sottovalutazione di Scilipoti è lo specchio di una sottovalutazione più ampia di cui dà conto Occulto Italia (Bur, 2011, 12,50 euro) di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, uno giornalista di Europa, l’altro storico collaboratore del giornale.
Il libro smentisce una delle nostre convinzioni più radicate, che cioè le sette riguardino fenomeni periferici e persone periferiche. Non è vera né l’una né l’altra cosa.
Anzi, il libro accende un faro su quello che potremmo chiamare il “terzo livello”, e cioè le complicità più o meno ingenue e consapevoli della politica.
La fascinazione per sette e movimenti esoterici è praticamente trasversale e abbraccia quasi tutto l’arco costituzionale, con la sola comprensibile eccezione dell’Udc. Attenzione, non stiamo parlando di una doppia affiliazione – al partito e alla setta – da parte di amministratori e parlamentari, ma di un doppio movimento che porta i movimenti a cercare la sponda istituzionale e alcuni politici a non scansarla, anzi in qualche caso a rincorrerla a fini elettorali. L’effetto è uno strano paradosso per cui l’Italia si trova ad essere uno dei pochi paesi occidentali in cui sia stata abolito il reato di plagio ma che rischia di scivolare nell’estremo opposto, cioè nel riconoscimento giuridico di sette che, attraverso un insistente lavoro di lobby, mirano alla spartizione fiscale dell’8 per mille e all’intesa con lo Stato italiano.
Pochi ricordano, per esempio, che Scientology sfiorò il colpo grosso quando, nel 2005, Letizia Moratti, allora ministro dell’istruzione, accreditò una società collegata con il movimento fondato da Ron Hubbard, Applied Scholastics, tra gli enti di formazione degli insegnanti della scuola pubblica. Un accreditamento che fortunatamente rientrò nel 2008, grazie all’intervento del ministro Fioroni, ma che per tre anni consentì agli affiliati della religione hubbardiana di indottrinare un bel po’ di insegnanti.
La legittimazione delle sette para-religiose spesso è quasi invisibile. Nel 2006 l’allora ministro per le politiche giovanili, Giovanna Melandri, istituì la Consulta giovanile sul pluralismo religioso e culturale e chiamò a rappresentare i buddhisti italiani i membri della Soka Gakkai, una setta “apocrifa” ma in ascesa grazie a testimonial pop come Sabina Guzzanti e Roberto Baggio.
Dal libro emergono le affinità elettive di certi movimenti per certi schieramenti e viceversa. Per esempio Damanhur, una strana comunità spirituale che ha il suo cuore nella Valchiusella, ai piedi delle Alpi, a 50 chilometri da Torino, è molto gettonata nelle file del centrosinistra.
Radicata in loco, è una setta che può vantare di avere dato il nome a un emendamento parlamentare bipartisan nel 1996 che, di fatto, consentì di condonare la costruzione abusiva del tempio interrato del movimento.
Il paradosso è che Damanhur propone un modello di vita eco-compatibile che, non a caso, ha trovato molte sponde nel partito dei Verdi, nel cui Consiglio nazionale i damanhuriani riuscirono a piazzare ben tre esponenti.
Il libro si dilunga sull’imbarazzo dell’ex leader Alfonso Pecoraro Scanio che nel 2006, nel comune di Vidracco, sede del movimento, riuscirà a raccogliere più preferenze del candidato del centrosinistra Romano Prodi: intervistato in tv sulla sua vicinanza a Damanhur, balbetterà una spiegazione poco convincente. Anche il deputato torinese Luciano Violante – considerato un personaggio «molto ambito» ma «difficile da avvicinare» – si recherà in visita al tempio della setta. Qualche tempo dopo, però, aprirà gli occhi sul movimento nel corso di un’audizione proprio presso la “sua” commissione affari istituzionali dell’Osservatorio nazionale abusi psicologici. Appunto, abusi psicologici. Il racconto-inchiesta di Del Vecchio e Pitrelli raccoglie molte testimonianze personali, ovviamente anonime, che raccontano in tutta la loro drammaticità i maltrattamenti subiti e la difficoltà di uscire dal mondo settario. Il che rende il libro un punto di non ritorno su un fenomeno che certa televisione racconta con troppa superficialità.
L’attività di lobby spesso è necessaria: quando il singolo movimento prova a fare da solo, i risultati in termini elettorali sono quasi comici. Il caso forse più inquietante di complicità tra Palazzo e sette è quello dell’ontopsicologia di Antonio Meneghetti, vero e proprio “genio del male”, che attraverso il veejay Andrea Pezzi riuscì a coinvolgere anche finanziariamente il creatore di Publitalia-Forza Italia Marcello Dell’Utri e i suoi circoli del Buongoverno. Il progetto si chiamava Ovopedia e prevedeva la creazione di un’enciclopedia multimediale che avrebbe dovuto riscrivere la storia secondo il credo meneghettiano. Non consola che oggi Pezzi insegua sponde politiche anche a sinistra.
Non consola nemmeno che seguaci di Meneghetti possano insegnare tranquillamente all’università romana della Sapienza.
Consola, per fortuna, che uno degli uomini politici da sempre più sensibili al problema della manipolazione psicologica delle persone più deboli sieda al Quirinale e si chiami Giorgio Napolitano. Per una volta l’uomo giusto al posto giusto.
Della centralità politica di Domenico Scilipoti l’Italia si è accorta troppo tardi, il 14 dicembre 2010. Troppo tardi siamo arrivati a sapere tutto di lui, dei suoi mutui in banca, del suo lavoro da agopunturista, della sua predilezione per la medicina olistica. Anche il leader del suo ex partito, Antonio Di Pietro, avrebbe dovuto aprire gli occhi molto prima, se si pensa che a settembre decise di affidargli la creazione del Forum nazionale antiplagio e di un Osservatorio sulle sette, un fenomeno allarmante con cui “Mimmo” vantava qualche complicità di troppo.
L’uomo sbagliato al posto giusto. La sottovalutazione di Scilipoti è lo specchio di una sottovalutazione più ampia di cui dà conto Occulto Italia (Bur, 2011, 12,50 euro) di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, uno giornalista di Europa, l’altro storico collaboratore del giornale.
Il libro smentisce una delle nostre convinzioni più radicate, che cioè le sette riguardino fenomeni periferici e persone periferiche. Non è vera né l’una né l’altra cosa.
Anzi, il libro accende un faro su quello che potremmo chiamare il “terzo livello”, e cioè le complicità più o meno ingenue e consapevoli della politica.
La fascinazione per sette e movimenti esoterici è praticamente trasversale e abbraccia quasi tutto l’arco costituzionale, con la sola comprensibile eccezione dell’Udc. Attenzione, non stiamo parlando di una doppia affiliazione – al partito e alla setta – da parte di amministratori e parlamentari, ma di un doppio movimento che porta i movimenti a cercare la sponda istituzionale e alcuni politici a non scansarla, anzi in qualche caso a rincorrerla a fini elettorali. L’effetto è uno strano paradosso per cui l’Italia si trova ad essere uno dei pochi paesi occidentali in cui sia stata abolito il reato di plagio ma che rischia di scivolare nell’estremo opposto, cioè nel riconoscimento giuridico di sette che, attraverso un insistente lavoro di lobby, mirano alla spartizione fiscale dell’8 per mille e all’intesa con lo Stato italiano.
Pochi ricordano, per esempio, che Scientology sfiorò il colpo grosso quando, nel 2005, Letizia Moratti, allora ministro dell’istruzione, accreditò una società collegata con il movimento fondato da Ron Hubbard, Applied Scholastics, tra gli enti di formazione degli insegnanti della scuola pubblica. Un accreditamento che fortunatamente rientrò nel 2008, grazie all’intervento del ministro Fioroni, ma che per tre anni consentì agli affiliati della religione hubbardiana di indottrinare un bel po’ di insegnanti.
La legittimazione delle sette para-religiose spesso è quasi invisibile. Nel 2006 l’allora ministro per le politiche giovanili, Giovanna Melandri, istituì la Consulta giovanile sul pluralismo religioso e culturale e chiamò a rappresentare i buddhisti italiani i membri della Soka Gakkai, una setta “apocrifa” ma in ascesa grazie a testimonial pop come Sabina Guzzanti e Roberto Baggio.
Dal libro emergono le affinità elettive di certi movimenti per certi schieramenti e viceversa. Per esempio Damanhur, una strana comunità spirituale che ha il suo cuore nella Valchiusella, ai piedi delle Alpi, a 50 chilometri da Torino, è molto gettonata nelle file del centrosinistra.
Radicata in loco, è una setta che può vantare di avere dato il nome a un emendamento parlamentare bipartisan nel 1996 che, di fatto, consentì di condonare la costruzione abusiva del tempio interrato del movimento.
Il paradosso è che Damanhur propone un modello di vita eco-compatibile che, non a caso, ha trovato molte sponde nel partito dei Verdi, nel cui Consiglio nazionale i damanhuriani riuscirono a piazzare ben tre esponenti.
Il libro si dilunga sull’imbarazzo dell’ex leader Alfonso Pecoraro Scanio che nel 2006, nel comune di Vidracco, sede del movimento, riuscirà a raccogliere più preferenze del candidato del centrosinistra Romano Prodi: intervistato in tv sulla sua vicinanza a Damanhur, balbetterà una spiegazione poco convincente. Anche il deputato torinese Luciano Violante – considerato un personaggio «molto ambito» ma «difficile da avvicinare» – si recherà in visita al tempio della setta. Qualche tempo dopo, però, aprirà gli occhi sul movimento nel corso di un’audizione proprio presso la “sua” commissione affari istituzionali dell’Osservatorio nazionale abusi psicologici. Appunto, abusi psicologici. Il racconto-inchiesta di Del Vecchio e Pitrelli raccoglie molte testimonianze personali, ovviamente anonime, che raccontano in tutta la loro drammaticità i maltrattamenti subiti e la difficoltà di uscire dal mondo settario. Il che rende il libro un punto di non ritorno su un fenomeno che certa televisione racconta con troppa superficialità.
L’attività di lobby spesso è necessaria: quando il singolo movimento prova a fare da solo, i risultati in termini elettorali sono quasi comici. Il caso forse più inquietante di complicità tra Palazzo e sette è quello dell’ontopsicologia di Antonio Meneghetti, vero e proprio “genio del male”, che attraverso il veejay Andrea Pezzi riuscì a coinvolgere anche finanziariamente il creatore di Publitalia-Forza Italia Marcello Dell’Utri e i suoi circoli del Buongoverno. Il progetto si chiamava Ovopedia e prevedeva la creazione di un’enciclopedia multimediale che avrebbe dovuto riscrivere la storia secondo il credo meneghettiano. Non consola che oggi Pezzi insegua sponde politiche anche a sinistra.
Non consola nemmeno che seguaci di Meneghetti possano insegnare tranquillamente all’università romana della Sapienza.
Consola, per fortuna, che uno degli uomini politici da sempre più sensibili al problema della manipolazione psicologica delle persone più deboli sieda al Quirinale e si chiami Giorgio Napolitano. Per una volta l’uomo giusto al posto giusto.
(Europa, 15/3/2011)