http://city.corriere.it/2011/04/28/interviste.shtml
Scientology, Damanhur, Umanisti, Ontopsicologia, e ancora i buddisti della Soka Gakkai. In Italia ormai sono diventate un sistema con un giro di milioni di euro e migliaia di adepti. Perché un libro su di loro?
Abbiamo provato a dimostrare che ci sono grandi interessi economici in queste sette: se prendi le cifre che girano intorno a Damanhur, a Scientology, agli Umanisti… tutti gli oggetti sacri, gli amuleti, i corsi che vendono, ti accorgi che c’è un’economia fiorente. Quantificarla? Quasi impossibile: non sono sempre trasparenti.
Queste sette, scrivete, crescono e si evolvono fino a diventare centri di potere occulto, entrando nella politica, nelle istituzioni e nelle aziende: in che modo si muovono?
Ogni organizzazione ha i suoi uffici stampa, ha giornali e siti web: più capiscono che è necessario comunicare bene le loro istanze e più si evolvono, si gonfiano. Scientology ad esempio è un miracolo del marketing.
Nel libro emerge che Scientology si nasconde, crea decine di onlus che sembra non abbiano nulla a che vedere con il loro gruppo…
Esatto. Abbiamo sottolineato proprio questo aspetto. Si riescono a infiltrare nella politica, nella scuola, nelle università e nel mondo dello spettacolo attraverso gruppi di facciata: è un meccanismo simile a quello dell’economia. Se un’impresa non vuole comparire apre scatole cinesi. Appare solo il gruppo di facciata, ma non l’azienda che si nasconde dietro.
Un doppio livello?
In quasi tutte le sette esiste un marketing di doppio livello: da un lato a chi è interessato si fanno vedere per ciò che sono, dall’altro si nascondono per trovare agganci. Ad esempio fuggono dai giornalisti che fanno inchieste, temono che i loro punti deboli possano venire a galla.
Chi casca in questo vortice?
Agganciano chiunque, non solo gli “stupidi” o i “creduloni”: nessuno può pensare di esserne immune. In tutta la nostra lunga inchiesta abbiamo incontrato persone tutt’altro che folli. Gente istruita, spesso liberi professionisti di un certo livello. Stiamo parlando anche di quella classe media che porta avanti il Paese.
Nel mondo della politica come funziona?
Loro sono in grado di offrire a ogni politico ciò che vuole. Sono trasversali. Al di là delle ideologie offrono un bacino di elettori fedeli.
Nel libro c’è l’imbarazzo della scelta: da Di Pietro (vicino agli Umanisti) ai Verdi (legati a Damanhur) per passare a Dell’Utri (Ontopsicologia) e alla Protezione Civile (Scientology)…
Per fare una battuta gli unici a restarne fuori sono quelli dell’Udc, hanno un altro punto di riferimento.
Leggendo la parte di Damanhur ammetto di esserne rimasto un po’ affascinato: il tempio sotterraneo, gli ecovillaggi…
È il doppio livello. Si pongono tutti in apparenza in maniera genuina: chi può dire sì alla droga, o dire no alla pace o al disarmo nucleare? Riescono ad attirare l’attenzione: però il cittadino deve chiedersi il perché di tutte queste campagne. Sono anche un mezzo per fare proselitismo.
Quindi non siete rimasti neppure per un attimo affascinati?
Noi abbiamo un’impostazione scientifico-cartesiana. Siamo d’ispirazione illuminista.
Anche la chiesa nei millenni è diventata un centro di potere, ci sono differenze rispetto alle sette che avete analizzato?
La vera differenza è legata ai “costi di uscita”: nelle grandi religioni, dal cristianesimo all’induismo, se sei un credente e perdi la fede non hai problemi a uscirne. Nelle sette è molto più difficile: ti seguono, cercano di farti rientrare, diventi il nemico.
Si possono sradicare?
Io e Gianni non abbiamo scritto il libro per sradicarle: abbiamo solo documentato sistemi che manipolano le persone per portarli all’attenzione del pubblico. Il nostro lavoro finisce qui.
In che modo siete riusciti ad agganciare i fuoriusciti?
Passando quasi tutta l’estate a parlare con loro e a convincerli che non eravamo inviati delle sette. Ci siamo conquistati la loro fiducia, abbiamo verificato le loro storie e poi le abbiamo raccontate. Così com’erano.
Nell’inchiesta, che è sempre rigorosa e scientifica, in certi passaggi si nota un po’ d’ironia…
Quando parli di uno scimmione che arriva dallo spazio nei boschi di Ivrea come fai a non esitare? Lasciamo che il dubbio faccia nascere un sorriso.
(City, 28/4/2011)