CAMERA DEI DEPUTATI / Stenografico Assemblea – Sed n. 141 di mercoledì 4 aprile 2007 – 15^ Legislatura (pagg. 52-53). Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. Iniziative in sede di Unione europea riguardo gli archivi sull’olocausto – n. 3-00784.
PRESIDENTE. L’onorevole Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00784 (Vedi l’allegato A – Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
LUCIO BARANI. Grazie, signor Presidente. Signor ministro, quale deputato del Nuovo PSI le sottopongo la seguente questione. La Germania ha firmato un trattato per rendere disponibili gli archivi nazisti sull’olocausto attraverso la Croce rossa italiana che gestisce gli archivi della città tedesca di Bad Arolsen. L’archivio è unico, in quanto racconta la catastrofe nei suoi aspetti più intimi e personali, ciò che rende tanto delicato il problema del libero accesso ad esso.Noi del Nuovo PSI proponiamo che sarebbe cosa giusta e simbolica che fosse la stessa Unione europea a farsi carico di questo archivio, assumendo la responsabilità politica della propria storia come primo mattone per costruire una comune identità di pace.Sarebbe una cosa giusta e simbolica che il Parlamento europeo iniziasse le procedure per fare dichiarare presso le Nazioni unite tale archivio come patrimonio dell’umanità.Per noi socialisti, la raccolta di schedari conservati dall’organizzazione, contiene informazioni relative a 18 milioni e mezzo di persone. Si tratta di uno dei più grandi archivi segreti esistenti. Esso non può andare perduto, deve essere reso pubblico e aperto a studiosi e ricercatori. Lo dobbiamo alle innocenti vittime di ideologie deliranti.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Come già diceva l’onorevole Barani, il Servizio internazionale delle ricerche, Pag. 52che ha le finalità che l’onorevole Barani diceva, è stato costituito il 1o gennaio 1948, ha sede in Germania ed è gestito, sulla base degli Accordi di Bonn del 1955, da una Commissione internazionale composta da 11 paesi. Tra questi vi sono, ad esempio, Israele e gli Stati Uniti. Da qui una prima considerazione alla sua domanda: alcuni di questi paesi non sono coincidenti con i membri dell’Unione europea, e quindi è difficile poter escludere da un patrimonio così rilevante (anzi, secondo me è sbagliato), Stati Uniti o Israele. Pertanto, l’intervento, l’azione dell’Unione europea, deve in ogni caso fare i conti con questa situazione. Si può trattare di un’azione politica, di sostegno, culturale, eccetera.
Seconda considerazione: vi è stato un Accordo recente, il 26 luglio 2006, stipulato sulla base dei pareri degli esperti che vi hanno lavorato, che ha consentito di ampliare l’apertura degli archivi anche per fini di ricerca, nel rispetto di garanzie su familiari, su persone, che possano essere coinvolte.
L’Italia è stata tra i primi firmatari di questi Protocolli e ha evidenziato il proprio impegno in favore dell’apertura degli archivi. Attualmente, noi abbiamo avviato le procedure di concerto interministeriale per poter predisporre un disegno di legge di ratifica dei Protocolli, così da permetterne l’entrata in vigore e la piena utilizzazione. Questo riguarda l’Italia, ma dovrà essere fatto anche dagli altri paesi per quelle norme di garanzia che diceva.
Infine, sulla terza considerazione, relativa all’archivio come patrimonio dell’umanità, noi certamente, come Italia, non siamo in disaccordo, è un punto, un obiettivo importante.
L’iniziativa può essere però assunta, valutata e discussa in questa Commissione degli 11 in cui, come dicevo, ci sono paesi membri e paesi non membri dell’Unione europea. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, ministro Chiti. L’onorevole Barani ha facoltà di replicare.
LUCIO BARANI. Grazie, signor Presidente, e grazie, signor ministro. Conosco ovviamente la sua grande sensibilità su questo tema. Credo che questo sia di forte attualità nel nostro paese, anche in considerazione della nuova esplosione di antisemitismo e negazionismo, non solo iraniano e islamico. Esso sta prendendo piede in modo preoccupante anche nel nostro paese, specialmente per sostenere, in nome di una vaga idea di integrazione multietnica e multiculturale, un fondamentalismo islamico che, come leggiamo dai giornali, interessa il 50 per 100 delle moschee islamiche in Italia di cui (ce ne accorgiamo solo oggi, dopo la trasmissione «Anno zero») non sappiamo nulla.
Il ministro Mastella, giustamente, sta presentando un disegno di legge contro il diritto di negare la Shoah. L’archivio tedesco di Bad Arolsen costituirà un grosso contributo, quando si conosceranno le storie e i drammi in esso contenuti, per la legittimità storica, politica e culturale della proposta del ministro. Incredibilmente, finora la Corte europea, signor ministro, ha sentenziato sul negazionismo intendendolo solo come semplice studio con metodologie pseudo-scientifiche dell’olocausto degli ebrei, e sostenendo che questo esercizio non può essere tutelato e finanziato, perché esula dal diritto di libertà di opinione, in quanto si basa sulla falsificazione di prove storiche e scientifiche.
Credo che anche la Corte europea dovrà dare del negazionismo un giudizio etico più pesante. Questo deve essere motivo di riflessione, specialmente quando la politica del Governo italiano si sposta sempre di più un verso il mondo islamico, mentre il Ministro degli esteri D’Alema viaggia da un paese arabo all’altro, criticando l’America e bacchettando Israele. Questo signor ministro, per noi socialisti, è ciò che sta dietro l’archivio di Bad Arolsen: la necessità di far tesoro della nostra storia, della civiltà, del diritto, anche attraverso errori che non dovranno essere mai più ripetuti, iniziando da: «non sapevo», «non credevo».
Questa mia interrogazione è dedicata proprio alla memoria di questi 17 milioni e mezzo di vittime innocenti presenti nell’archivio dell’olocausto di Bad Arolsen.