ITALIA / Da anni, la chiacchierata «città stato» di Damanhur, in piemonte, riceve visite (e attenzioni) bipartisan, dai leghisti ai verdi, fino a Domenico Scilipoti, di cui la comunità aveva «previsto» la fuga da Di Pietro.
di Paolo Casicci
Che Domenico Scilipoti avrebbe lasciato l’Idv folgorato sulla via dei Responsabili, si poteva intuirlo già prima del 14 dicembre scorso. «Scilipoti ha confermato che se Italia dei Valori accoglierà tutti i punti del programma del neo Movimento olistico, inizierà un’interessante collaborazione. In caso contrario, annuncerà la sua uscita dal partito di Di Pietro e farà parte del gruppo misto». È quanto si poteva leggere sul numero del 9 ottobre di Qui Damanhur Quotidiano: il giornale riservato, appunto, ai «cittadini» di Damanhur, la chiacchierata «città stato» della Valchiusella – cinquanta chilometri da Torino – a metà tra esoterismo e New Age, fondata negli anni 70 da Oberto «Falco» Airaudi e cresciuta fino a contare, oggi, tra i cinquecento e i mille residenti.
Le vie di Damanhur e di Scilipoti s’incontrarono l’anno scorso, quando l’allora dipietrista lanciò il Movimento olistico transnazionale e quelli di Damanhur e del Conacreis (il coordinamento nazionale delle comunità etiche e spirituali, che con la «città stato» piemontese condivide dirigenti di primo piano) intuirono di poter allungare, con l’onorevole agopunturista, l’elenco dei buoni contatti in Parlamento. Una lista già nutrita – e bipartisan – dove figurano leghisti della prima ora, ma anche l’ex governatrice Mercedes Bresso e Piero Fassino: tutti in visita, almeno una volta, nel «tempio» sotterraneo damanhuriano, e tutti entusiasti del modello di sviluppo ecosostenibile dei villaggi. Ma distratti sugli aspetti più controversi: l’abusivismo, sanato con una legge ad templum, i guai con il Fisco del fondatore, le prime sentenze che riconoscono il tfr per il lavoro degli ex seguaci. E la denuncia del padre di una «cittadina», che, nel 2009, s’è rivolto a Napolitano: «Non mi permettono di incontrarla».
È soprattutto nei Verdi che i damanhuriani hanno trovato sponde importanti, al punto che Antonio Nigro, alias «Bisonte Quercia», divenne nel 2008 segretario piemontese del Sole che ride, anche se i rapporti con Alfonso Pecoraro Scanio si sarebbero raffreddati poi, quando quest’ultimo prese le distanze, in tv, dalla federazione. Allora Damanhur era già una realtà consolidata, con una bandiera, una capitale, un sistema di scuole (dal nido alle medie), una moneta e una Costituzione «che non fa cenno alle leggi italiane, nemmeno en passant», osservano Stefano Pitrelli e Gianni Del Vecchio, autori per Rizzoli dell’inchiesta Occulto Italia. Da ultimo, una proposta di legge di Giovanna Melandri, Pd, depositata a novembre, punta al riconoscimento delle «comunità intenzionali». La proposta facilita lasciti e donazioni alla comunità e dà un lasciapassare alla3 costruzione e all’ampliamento di nuovi templi («anche in deroga ai piani regolatori comunali»). Il quotidiano di Damanhur, a settembre, commentava con entusiasmo il testo («proposto da noi, discusso e rivisto più volte in questi anni»). «La mia non è certo una proposta per Damanhur» spiega ora Melandri, «ma la doverosa cornice normativa per realtà che esistono e vanno regolate».
(il venerdì di Repubblica, 6/5/2011)