La rivista dell'Arel: "Occulto Italia"

Un vero è proprio potere. Non sottoposto a verifiche, a controlli, a discussioni. E nascosto, o meglio, volutamente non esibito. Ma pervasivo, potente, pericoloso. È quello delle sette – circa ottocento in Italia, di cui solo la minima parte sataniche – che si muovono legalmente.

di Mariantonietta Colimberti

A volte questi gruppi trovano agganci fra parlamentari, imprenditori, uomini di spettacolo e professori. Due giovani giornalisti, Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, entrambi collaboratori dell’Espresso, raccontano in questo libro-inchiesta cosa succede in quelle zone d’ombra dove crescono e si rafforzano queste organizzazioni. «Le sette – scrivono gli autori – non sono necessariamente piccole comunità di persone plagiate da santoni “artigianali”, o covi di satanisti, pericolosi benché periferici alla vita di tutti i giorni. Le sette possono crescere ed evolversi fino a diventare veri e propri centri di potere occulto. (…) Una volta che i loro lobbisti entrano nel tuo municipio, o addirittura in parlamento, la setta ormai ce l’hai già in casa senza che tu te ne renda conto». Gli autori hanno indagato a fondo, incontrando persone che hanno avuto familiari le cui vite sono deragliate e anche chi ne è uscito dopo anni di soggezione psicologica.

Vengono raccontati casi clamorosi, più o meno noti: docenti formati da Scientology che insegnano con il benestare del governo; l’Ontopsicologia che ha goduto dell’amicizia di Marcello Dell’Utri e per anni è stata indirettamente in affari con la Fininvest; il Movimento umanista che si è fatto partito e diffonde le proprie idee dalle fila dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.

«La struttura verticistica e autoritaria di una setta è il sogno inconfessato di ogni leader di partito» scrivono Del Vecchio e Pitrelli. «Come dargli torto» commenta Lucia Annunziata nella prefazione, e aggiunge: «Una tentazione rilevante della politica, specie in epoca quale quella che viviamo, caratterizzata da una fortissima crisi di rappresentanza. (…) Del resto, come negare il fascino del potere, l’attrazione del grande leader, la promessa di soluzioni immediate e radicali alla fatica della vita rispetto alle promesse di un lontano avvenire cui bisogna tutti i giorni applicarsi?».

In Italia non esiste il reato di plagio. O meglio, non esiste più, dopo una sentenza della Corte costituzionale del 1981 che lo ha cancellato intendendo tutelare la libertà personale. Resta il vuoto legislativo e l’esigenza di tutelare i più deboli. Molti tentativi non sono ancora andati a buon fine, non sempre per motivazioni nobili.

(La rivista dell’Arel, numero 1/2011)