LA MALAVITA / I gruppi settari più pericolosi sono quelli che si camuffano, che si mascherano dietro il paravento di aziende per la vendita di prodotti, oppure dietro l’offerta di corsi di lingue e stage gratuiti. Fino ad arrivare ai fenomeni estremi, come quelli delle gang latino-americane soprattutto a Milano e Genova.
di Paolo Berizzi
Che cosa si scatena nella mente del seguace quando scatta la trappola? “Questi gruppi diventano l’anticamera di psicosi e paranoie – spiega la psicologa della religione Raffaella Di Marzio, autrice del libro “Nuove religioni e sette” (edizioni Magi) – . Se a capo della setta c’è un leader con una personalità deviata e squilibrata, al quale piace esercitare potere e abusi sulla gente, a quel punto è fatta: le persone che entrano a farvi parte diventano condizionabili negli affetti, nel denaro, nell’intimità”.
Il popolo delle nuove religioni? E’ trasversale per estrazione sociale, livello di istruzione e di reddito. Straordinariamente varia è l’offerta. Si va dalle frange “scissioniste” delle grandi religioni monoteiste ai colossi multinazionali dell'”energia dentro di te”. Dallo spiritismo autarchico allo spontaneismo selvaggio delle sette sataniche. Dai gruppi terapeutici e di purificazione alle formazioni neo-sciamaniste e occultiste dove si pratica la magia sessuale. E ancora. Culti orientali e orientaleggianti (di ispirazione neo-induista e neo buddista, di gran moda).
Missione prosperità. Maurizio Alesandrini è il presidente del Favis, associazione familiari vittime delle sette. “Io per setta intendo una organizzazione – può anche non essere religiosa – che racchiude l’individuo e poi lo separa dal resto del mondo. Ce ne sono di insospettabili nascoste dietro il paravento di gruppi commerciali. I capi ti convincono che vendendo un prodotto (una crema, un aspirapolvere…) stai facendo una missione per migliorare o addirittura salvare il mondo”. Si chiamano “culti di prosperità”: inseguono il lucro ma lo vestono con la missione salvifica-purificatrice. “Con un soggetto vulnerabile il capo setta fa ciò che vuole: lo manipola, lo svuota, lo destruttura e lo ristruttura”. Le sette più pericolose sono quelle che si mimetizzano. Offrono corsi di inglese gratuiti con insegnanti madrelingua; oppure test della personalità. Poi subentrano i corsi (non più gratuiti), i seminari, gli stage. Si mette in moto la macchina del proselitismo. E uno ci casca. Le ultime novità sono le finte offerte di formazione lavoro: gruppi religiosi sotto copertura promettono di farti diventare un professionista. Ti “formano”.
Ma il lavoro non c’è: ci sono solo gli insegnamenti del “maestro”. “Queste sono le tecniche più subdole – afferma Raffaella Di Marzio – perché fanno leva anche sull’inganno di offrirti una posizione sociale”. Nel volume “Occulto Italia” (Bur Rizzoli) Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli tracciano una mappa dei culti che, mediante massicce opere di indottrinamento, stanno aumentando la loro capacità di penetrazione in Italia. Scientology, Damanhur, Ontopsicologia, Soka Gakkai, Umanisti. Alcuni di questi sono giudicati pericolosi. Il racconto si snoda attraverso il racconto dei fuoriusciti. Gente di ogni tipo, che quando riesce ad affrancarsi prova a ricominciare ma ti dice che dopo quell’esperienza “niente è più come prima”.
Macumba e Santa Muerte. Chi sono i “cacciatori” di sette? Il fenomeno è in crescita. All’azione di magistratura e forze dell’ordine si sono aggiunti reparti specializzati e osservatori. Cinque anni fa è nata una squadra anti-sette della polizia di Stato. Esiste poi un Osservatorio antiplagio con un telefono per le segnalazioni. Fondato nel 1994 era stato chiuso nel 2008 per le molte denunce ricevute da parte di operatori dell’occulto. Gli ultimi allarmi? Arrivano dai cosiddetti “innesti”. Sono incroci tra credenze che vengono da lontano e gruppi occultisti e spiritisti italiani. La santeria cubana, il vudù (diffuso tra gli sfruttatori delle prostitute africane) e la Macumba brasiliana sono tra i “culti” più tracciati oggi dal Viminale. Gli esperti spiegano che in cima alla classifica delle credenze più “estreme” si piazza la Santa Muerte (o Nina Bianca). È la religione dei narcos messicani. Una faccia scheletrica avvolta in un mantello, con la falce in pugno e, a volte, una bilancia o un globo terrestre nell’altra mano: eccola, la Nina. Niente a che vedere con il satanismo. Sarebbe, al contrario, una presenza spirituale benevola. I criminali le si affidano e in suo nome ficcano proiettili in testa ai rivali. Ufficialmente in Italia la Santa Muerte non c’è. Ma raccontano che sotto traccia stia conquistando i giovani delle gang latino americane attive soprattutto a Milano e Genova.