Premio Estense a «Occulto Italia», libro-inchiesta che indaga sui sistemi poco trasparenti di controllo del potere.
di Michele Govoni
E’ “Occulto Italia” ad aggiudicarsi l’edizione 2011 del Premio Estense. Ieri mattina, in seconda votazione, il testo dei due giovani giornalisti Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli edito da Bur-Rizzoli, ha sbaragliato la concorrenza di “Fotti il potere” di Andrea Cangini con Francesco Cossiga, “Il Vittorioso” di Vittorio Feltri con Stefano Lorenzetto e “Poteva andare peggio” di Mario Pirani. Una scelta non certo facile, quella cui erano sottoposti i membri della giuria tecnica composta da Alberto Faustini (che faceva anche le veci di presidente per l’assenza Gianni Riotta), Paolo Boldrini, Aldo Forbice, Laura Laurenzi, Giancarlo Mazzuca, Folco Quilici, Bianca Stancanelli e Pierluigi Visci e i membri della giuria popolare composta da trentasei ferraresi (quattro erano gli assenti). Dopo i saluti del presidente di Unindustria Ferrarariccardo Fava, che ha ricordato ai presenti come il Premio Estense sia un esempio di correttezza e trasparenza, si è cominciato, come da tradizione, con il primo “giro” di consultazioni coadiuvate dal presidente supplente Faustini.
Proprio Faustini ha definito i quattro libri finalisti come la «storia del Paese raccontata, narrata con un modo di scrivere che è cambiato, così come è cambiato il modo di leggere». Spuntano così quattro modi diversi di fare giornalismo a raccontare quattro elementi diversi della realtà: «potere, travaglio interiore, informazione e manipolazione della verità – come ha spiegato il giurato Fabio Mangolini- racchiusi nel concetto che li sintetizza e li raccoglie nel quarto elemento» e cioè nel giornalismo di inchiesta. Dall’inizio il giudizio della giuria tecnica era orientato più verso il lato “storico” della quartina; così se, da un lato, tutti i giurati tecnici (Quilici, Laurenzi e Boldrini in primis) hanno espresso, sin dalle prime battute, forte preponderanza verso l’opera di Mario Pirani, dall’altro Visci e Mazzuca hanno espresso apprezzamento per l’opera di Cangini. “Leggendo Pirani, ha detto Quilici, ho immaginato la vicenda di mio padre; come può un uomo di cultura e apertura mentale, aver aderito ad un’ideologia totalitaria? E quale può essere stata la profonda crisi di un uomo che si ritrova naufrago di queste idee e ne capisce il valore negativo? (Pirani aderì al comunismo, per poi abiurarlo dopo i sanguinosi fatti di Ungheria del ’56, ndr.)”
Di ben altro avviso la giuria popolare che, fin dalle prime battute ha optato per “Occulto Italia” di cui era apprezzata la qualità dell’inchiesta e dell’approfondimento sociale, politico e investigativo. Medesime caratteristiche, bollate come “vero e giovane giornalismo”, apprezzate da Forbice,Laurenzi e Stancanelli. La valutazione iniziale della giuria popolare è stata dimostrata alla prima votazione con 25 preferenze per “Occulto Italia”, 10 per “Poteva andare peggio”, 8 per “Fotti il potere” e 1 per “Il Vittorioso”. Il secondo giro di interventi ha chiarito la tendenza, anche da parte della giuria tecnica, (esemplare l’intervento di Visci, che ha apertamente fatto la sua dichiarazione di voto a favore di “Occulto Italia” e modificando, de facto, l’opinione iniziale) a spostare il voto verso l’opera di Del Vecchio e Pitrelli. Alla seconda votazione, pochi minuti prima di mezzogiorno, si è stabilito subito il vantaggio per “Occulto Italia” (33 voti) seguito da “Poteva andare peggio” (8 voti), “Fotti il potere” (3 voti) e “Il vittorioso” (0 voti). Al trentesimo voto per Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli l’applauso ha decretato la vittoria per un’opera che parla di «un’Italia che – come ha dichiarato Faustini – solo i giornalisti sanno raccontare».
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I due autori: «Che bella sorpresa».
A colloquio con Pitrelli e Del Vecchio: tutto iniziò con un articolo su Scientology.
Sono ancora increduli Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli quando li raggiungiamo per le prime dichiarazioni a caldo. Il loro “Occulto Italia” si è appena aggiudicato la 47a edizione del Premio Estense. Il libro tratta le organizzazioni settarie e lobbystiche, svelandoci che sono tante e presenti tra noi, ma che, soprattutto interessano in modo diretto “la cosa pubblica”. «Non ce l’aspettavamo – dichiara Pitrelli – siamo arrivati qui per celebrare Pirani e usciamo con un premio veramente inatteso; non è il primo lavoro che facciamo insieme con Gianni facciamo squadra dal 2005 e abbiamo ini- ziato a condividere la nostra passione per il giornalismo d’inchiesta. L’idea è nata perché un paio di anni fa abbiamo scritto un’inchiesta sul lobbysmo di Scientology (pubbicata dall’Espresso), idea che è piaciuta alla Rizzoli che ci ha proposto un lavoro più ampio affrontato con la stessa metodologia». «C’è tanto da dire sul lobbismo, spiega Pitrelli, in un paese dove è sommerso a differenza degli USA dove il lobbismo è trasparente e riconosciuto; nel nostro caso raccontiamo cose che non si conoscono. Io, come giornalista e come cittadino, devo sapere se il politico per cui voto appoggia questa o quella lobby, quasi come un inno alla trasparenza, anche perchè le sette sono in grado di arrivare in parlamento, sono in grado di influenzare i senatori che ricambiano l’appoggio elettorale con favori più o meno riconoscibili come tali (leggi, interrogazioni parlamentari, ecc.)».
«Per la nostra inchiesta – spiega Del Vecchio – abbiamo utilizzato metodi che sono a cavallo fra il vecchio e il nuovo; per vecchio intendo sentire gli esperti, i fuoriusciti, i loro famigliari, legati a noi da un rapporto di fiducia che devi costruire. Poi c’è la forma nuova che è costituita dalla ricerca su internet, dagli uffici stampa e dai i siti ufficiali delle organizzazioni; un mosaico, una sintesi tra il vecchio e il nuovo, verificando puntualmente tutto quanto ci viene raccontato». (m.g.)
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In teatro il processo alla politica
Il messaggio di Emma Marcegaglia: momento difficile, servono risposte veloci ed efficaci.
di Gioele Caccia
C’era un ospite, ieri sera in Teatro Comunale, che è entrato in sala dalla porta principale ed è uscito a fine cerimonia, curvo e acciaccato, dalla porta di servizio. Tempi grami per la politica. Fino al punto che il ministro per le Politiche Europee, Anna Maria Bernini, ha deciso di dilungarsi, a fine serata, in una lunga arringa difensiva che ha evocato lo spettro arrembante dell’«antipolitica». «Voi imprenditori – si è rivolta alla sala, stipata in platea e in tutti i palchi di ogni ordine e grado, loggione escluso – avete ragione a spronarci, a stimolarci, ma bisogna essere costruttivi, solidali e creativi». Una concione sul valore della critica – va bene, ma non sia «distruttiva» – che in platea non ha suscitato particolari entusiasmi. Ben altri (e convinti) applausi, infatti, sono stati riservati a chi alla politica ha chiesto «risposte rapide» e misure concrete, per affrontare «un periodo difficile e complicato», come ha rimarcato la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia nel messaggio letto in apertura dal presidente di Unindustria Ferrara, Riccardo Fava. «Il Paese si trova in una situazione critica – ha commentato la presidente – e rischia di non farcela, gli imprenditori hanno fatto il possibile, ora spetta al governo indicare con chiarezza gli obiettivi per il futuro». La scaletta è la stessa che il vertice nazionale degli industriali ripete da giorni alternando appelli al governo a preavvisi di sfratto (virtuale) dal Palazzo: privatizzazioni, liberalizzazioni, riduzione del debito pubblico, provvedimenti per la crescita, rilancio degli investimenti infrastrutturali. «La politica mostri la strada in maniera chiara», erano le ultime parole del messaggio. Fava ha rivendicato come «doverosa la pressione sulla politica», che deve «riconquistare la sua credibilità con scelte, a volte, anche im- popolari, fuori da logiche personali e dalla semplice ricerca del consenso». Se a qualcuno era sfuggito il senso di quelle parole, ci ha pensato Cristina Coppola, vicepresidente nazionale di Confindustria, a tirare di nuovo le orecchie a chi ha mal digerito «le critiche. La situazione è unica e drammatica – ha chiosato – servono scelte veloci e discontinue». Non che dalle interviste ai finalisti del premio, presentati dal vicedirettore del Tg5 Cesara Buonamici, chi fa politica abbia raccolto elogi e gratificazioni. Qualcosa si è rotto nel rapporto fra Paese e Palazzo. Andrea Cangini si è detto d’accordo con la massima che spesso la «politica attira i mediocri».
I due vincitori del Premio Estense, Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, hanno esplorato il mondo opaco delle sette redarguendo «i politici che per convenienza elettorale spesso non guardano cosa si cela dietro ingannevoli patine e scatole cinesi». Stefano Lorenzetto ha ricordato la battuta di Feltri sulla «politica» degradata a «tifoseria» nell’era Berlusconi. Mario Pirani, intervistato da Folco Quilici, è dovuto tornare indietro di 70 anni per riscoprire la «dignità» e il coraggio di un Paese oggi alle prese con un «vero e proprio sputtanamento istituzionale». Suo l’intervento che omaggiato i due giovani vincitori del premio ricordando che «sono quasi precari». Il loro libro è figlio dell’intuizione di un giovane editor, Marco Fiocca, che aveva letto un loro servizio sull’Espresso e li aveva spinti a proseguire la ricerca. Gli applausi, ieri sera, erano anche per lui.
(La Nuova Ferrara, 25/9/2011)