Stefano Pitrelli & Emanuele Rossi, Il Manifesto
MANAGER 2 / Odiare Mac o amarlo, una scelta di vita.
“Marco”, store manager di un importante ristorante in franchising. Pur lavorando per un concessionario, rispetto al collega intervistato a fianco, sembra rappresentare in modo più diretto l’ideologia aziendale.
Qual è il ritratto del vostro dipendente-tipo?
“Studente, dai 20 anni in su e senza lavoro”.
Lei sa degli scioperi di Bologna e a Firenze?
“Si, ma non mi sono sembrati motivati dal punto di vista contrattuale”.
Non può essersi trattato di esagerazioni nelle azioni di mobbing da parte della McDonald’s?
“Un supervisore non può licenziare per un lavoro inefficiente o improduttivo. Voglio dire: voi lavorate in Italia e siete italiani, no? In Italia è difficilissimo licenziare. Giusto il furto può essere un motivo di licenziamento”.
E non crede che bere un bicchiere d’acqua possa essere stato interpretato come un furto?
“Assolutamente no, perché c’è diritto di bere: viene ben specificato durante l’orientation, quando ai ragazzi viene spiegato cosa possono fare, quando bere e non bere”.
Che rapporti avete con il sindacato?
“Il sindacato esiste, non è bandito all’interno dei McDonald’s, anzi, tutt’altro, c’è un rapporto molto costruttivo. Io mi stupisco di questa accanita strumentalizzazione, perché comunque McDonald’s rimane una scelta: se uno vuole venirci a mangiare, ci viene; se non gli piace lavorare da noi, va a trovarsi un altro posto di lavoro”.
Come si è creato questo clima di frizione?
“L’opinione pubblica si è accorta che esiste un’altra realtà lavorativa che prima esisteva soltanto all’estero, e poi noi siamo un certo tipo di catena… Leggevo su un quotidiano proprio l’altro giorno che addirittura il Monsignor “Taldeitali” afferma che mangiare da McDonald’s non sia da cattolici. Mi sembra un po’ ridicolo, tutto qui. Per il momento McDonald’s sta sulla bocca di tutti: su TeleMontecarlo l’altra sera ci hanno fatto due ore di trasmissione, il Ministro delle Politiche Agricole parla sempre di McDonald’s. E’ diventata una mania, come il Grande Fratello. Passerà. Anzi, a noi ci fa anche piacere”.
(Il Manifesto, 24/3/2001)