Pollo alla salmonella

ATTUALITA’ / Test choc sulle carni in commercio. Trovati tre batteri diversi in più della metà dei campioni.

Un’azienda di confezionamento del pollame

Non c’è dieta senza pollo. Fa bene, è magro e piace a tutti. In periodo di crisi, poi, ha un vantaggio non indifferente: costa sempre meno. Tant’è che ne mangiamo 11 chili a testa l’anno, quattro volte più delle abitudini dei nostri nonni. Motivo in più per stare attenti, visto che la carne bianca che arriva sui fornelli è spesso sporca e piena di batteri. Lo rivela l’associazione Altroconsumo: su 59 campioni di petto, fusi e ali, comprati in mercati, supermercati e macellerie di Roma e Milano, ben 37 hanno rivelato la presenza di batteri. Con rischi che vanno dal semplice mal di pancia a una brutta enterocolite.

Tre i batteri trovati dai tecnici di laboratorio. La salmonella, che fortunatamente compare solo in due casi; l’altrettanto nota listeria, che spunta in sette confezioni; e il protagonista indiscusso del pollo sporco, il campylobacter, colpevole di sempre più infezioni alimentari, e praticamente onnipresente (in un campione su due). Microorganismi che prosperano lì dove l’igiene manca, e cioè proprio lì dove invece dovrebbe essere la norma. A cominciare da chi il pollo lo macella, passando a chi lo trasporta, per finire con chi lo vende nel banco frigo.

I tre batteri infatti hanno un’origine comune: una cattiva macellazione e l’interruzione della catena del freddo. “Il primo problema è che nel momento in cui le interiora del pollo vengono estratte, non si fa attenzione a evitare che si rompano, contaminando così il resto della carne”, spiega la nutrizionista Franca Braga. Altra causa del proliferare dei batteri sono i ‘buchi’ nella catena del freddo dal produttore al consumatore: colpi di caldo o sbalzi di temperatura che lasciano campo libero agli agenti patogeni. E poi, più il tempo passa, peggio è. Lo dimostra il fatto che nell’inchiesta di Altroconsumo a uscirne più puliti siano soprattutto i prodotti acquistati direttamente in macelleria o al mercato. Lasciano a desiderare, invece, le condizioni di quelli che si comprano al supermercato, dove tendono a trascorrere più tempo nel banco frigo.

Risultati preoccupanti che hanno convinto l’associazione a chiedere al ministero della Salute una intensificazione dei controlli igienici lungo tutta la filiera. Per i tecnici del dicastero, però, il problema sembra non sussistere: da un lato sostengono che il sistema di monitoraggio offra già “adeguate garanzie”; dall’altro fanno sapere che il problema più comune fra quelli segnalati (ossia il campylobacter) è proprio quello contro il quale, al momento, non si può fare un bel niente. O meglio: l’Italia attende i risultati di una inchiesta europea sulla pericolosità del ceppo per decidere cosa fare. E nel frattempo le leggi non prendono nemmeno in considerazione il campylobacter .

In attesa che Bruxelles si decida, il consumatore dovrà semplicemente far da sé. Come consiglia Altroconsumo, bastano semplici precauzioni per metterci al riparo da febbre e dolori di stomaco. Prima di tutto è meglio consumare il pollo lo stesso giorno in cui viene comprato. In quel caso conviene cuocere bene la carne, perché l’alta temperatura (ossia più di 70 gradi) uccide tutti i batteri. Fondamentale, poi, lavarsi bene le mani e tutto ciò che è entrato in contatto con la carne. Se invece non viene mangiato subito, meglio congelarlo (anche il freddo uccide i microorganismi), avendo cura di tenerlo ben separato dagli altri alimenti.

(L’Espresso, 24/10/2008)