PRIMO PIANO / Olio biologico con quel retrogusto di monnezza in più. D’altronde che cosa si poteva pretendere da un uliveto che in realtà ospitava una discarica di rifiuti speciali? Ne sa qualcosa la Forestale di Bari, che il mese scorso a Grumo Appula ha scoperto ulivi e alberi da frutta immersi nella spazzatura. E tutto questo su terreni per i quali l’azienda aveva ricevuto la certificazione biologica, e dal 2005 pure gli aiuti comunitari.
È questo uno degli ultimi ‘biocrimini’ sventati da una campagna di controlli a livello nazionale portata avanti da forze dell’ordine e ministeri. Nei primi nove mesi di quest’anno le ispezioni sulla filiera agroalimentare italiana si sono intensificate. E così pure le sofisticazioni e le truffe scoperte.
In prima linea come sempre i Nas dei carabinieri, che solo fino a settembre di quest’anno hanno sequestrato merce per un valore di 124 milioni, più di tutto l’anno scorso. In cima alla classifica dei prodotti sospetti, per quantità e valore, ci sono le conserve alimentari, seguite da carni e vini. E proprio su carne e allevamenti si sono concentrate ben 5 mila ispezioni, con risultati spesso sorprendenti. Come la grossa truffa di Perugia, dove si spacciavano per razze pregiate mucche di pessima qualità. La banda era formata da allevatori, commercianti, camionisti e, ovviamente, veterinari compiacenti, che presentavano ai controlli animali pregiati, e poi mandavano al macello i loro sosia, con tanto di marchio auricolare contraffatto. Centoventi le bestie sequestrate, per un valore di oltre 220mila euro.
Passando dalla terra al mare il risultato non cambia. Tante le frodi scovate dalle Capitanerie di porto, che nei primi nove mesi del 2008 hanno eseguito 108mila controlli. A Ravenna, Napoli, Livorno e Roma hanno smascherato l’ultimo raggiro: vendere per le più raffinate cernia e ricciola un pesce esotico, più economico e meno pregiato. Si tratta del Pangasio, una specie d’acqua dolce che affolla i corsi della valle del Mekong, il fiume vietnamita reso famoso da Apocalypse Now e afflitto da un inquinamento record. Per non parlare delle cento tonnellate di polipi sequestrate nei mercati di tutta Italia: pescati illegalmente, perché troppo piccoli, in Marocco e Mauritania e poi smerciati nel nostro paese come veraci e nostrani.
Aumentano del 26 per cento anche i controlli del Corpo Forestale, che si concentra su quella che oggi si chiama ‘agropirateria’. E più si va a scavare più si stanano i trasgressori: gli illeciti amministrativi sono addirittura raddoppiati, così come le multe. L’incremento dei sequestri, invece, ha toccato la punta del 157 per cento. Anche qui tendono a spacciare lucciole per lanterne. Come nel caso del provolone del monaco, formaggio Dop della penisola sorrentina, venduto nei supermercati napoletani a prezzi stracciati. Per il semplice fatto che Dop non era ma aveva provenienza ignota. Storia simile per la marmellata ‘Rigoni di Asiago’, azienda che ha perso un milione di euro perché vittima di un traffico di vasetti di marmellata certificata biologica e anche kosher. Ma contraffatta.
(L’Espresso, 20/11/2008)