Stefano Pitrelli, L’Espresso
Mentre a Taranto comincia il processo ai vertici dell’Ilva accusati di omicidio colposo per la morte di quindici operai malati d’amianto, appena venti chilometri più a est ci sono altri duecento lavoratori che immersi nell’amianto ci passano la giornata. E’ la stazione aeromobili della Marina militare di Grottaglie, futuro nido dei nuovi F35 anelati dal ministro della difesa Giampaolo Di Paola. Trattandosi prevalentemente di militari, però, come sempre la vicenda è rimasta celata.
Come si vede da queste foto, pubblicate in esclusiva da l’Espresso, per chi ci lavora non è certo un mistero che alcuni uffici, un hangar elicotteri e i magazzini dei pezzi di ricambio contengano amianto. È infatti da due anni che i muri di questi edifici sono tappezzati da inquietanti cartelli rossi: «Attenzione contiene amianto. Non forare, danneggiare, ecc. (ma in una delle foto, proprio vicino a un altro cartello giallo di pericolo, c’è chiaramente visibile un bel buco, ndr). Respirare polvere di amianto è pericoloso per la salute, attenersi alle norme di sicurezza». Per non parlare del catafalco rappresentato dalla palazzina “ex marinai di leva”, che sarà pure stata dismessa, ma incombe minacciosa su chi ci lavora intorno. Con l’amianto che c’è dentro, recintarla magari non basta.
«Quando hanno affisso quei cartelli ci sono state subito delle lamentele, così ci hanno fatto un bel briefing per dirci che non c’era pericolo, e che nessuno si ammalerà – racconta dall’interno una fonte – Non siamo nati ieri: l’amianto vola. Si sa che basta una fibra e ci si becca le malattie correlate. E non siamo in pochi a correre questo rischio: tra civili, pochi, e militari, molti, siamo circa in duecento a girare tutto il tempo in queste aree». La preoccupazione, però, si è fermata al livello della truppa. «Dal comando dicono che sottoporci a sorveglianza sanitaria non è necessario, perché dai loro rilievi non c’è un livello di contaminazione tale da richiederlo per legge. È tutto a posto, dicono». Rassicuràti? «Sappiamo benissimo che questa storia della soglia che in teoria non superiamo è una cavolata. Con le malattie d’asbesto si muore».
La paura è tale da esser tracimata fuori dalle mura della caserma. Arrivando all’attenzione del Partito per i diritti dei militari , la cosa più vicina a un sindacato per gli uomini in divisa. Che ha a sua volta informato la recente interrogazione parlamentare ai ministri della Difesa e del Tesoro firmata dalla pattuglia dei Radicali alla Camera: Maurizio Turco, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci ed Elisabetta Zamparutti.
La domanda che i deputati pongono a Di Paola e a Mario Monti la rivolgiamo alla nostra fonte: siete stati sottoposti a regolari visite di controllo ed esami specialistici per escludere la presenza di fibre d’amianto inalate? «Qui nessuno sembra considerare la cosa necessaria», risponde. «La cosa assurda – conclude – è che basterebbe trasferirci nei nostri vecchi hangar, che oggi vengono adoperati come deposito. Saranno pure meno pratici, ma almeno non c’è l’amianto».
Ma Grottaglie non è l’unica “Ilva” dei militari. «La presenza dell’amianto nelle installazioni militari è infatti praticamente istituzionalizzata», spiega Luca Comellini del Pdm. «Del resto le norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro vengono puntualmente trascurate nel 90 per cento delle nostre basi». Qualche esempio? «Recentemente abbiamo sollevato il problema dell’inquinamento delle acque utilizzate a bordo delle unità della Marina militare, una questione che investe la salute di tutto il personale. Anche in questo caso, come per Grottaglie, l’interrogazione rivolta al ministro, e ammiraglio, Di Paola rimane senza risposta».