Stefano Pitrelli, l’Huffington Post
Stando alle cronache, concentrate sulle baby squillo dei Parioli e sui nomi ‘eccellenti’ di alcuni clienti, pare che il desiderio di rubare l’innocenza sia appannaggio della borghesia romana. E invece delle 120 mila donne che nel solo 2013 sono state relegate sul ciglio di una strada italiana, le minorenni costrette a prostituirsi sono più di una su tre, cioè il 37%.
I dati che l’Huffington Post presenta qui in anteprima sono stati raccolti in collaborazione con Eurostat dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, presieduta dal successore di don Oreste Benzi, Giovanni Paolo Ramonda. E vengono diffusi oggi per lanciare un’iniziativa che ha trovato eco nelle parole di papa Francesco durante l’Angelus di domenica scorsa, e si concretizzerà domani sera a Roma in una “Via Crucis per le donne crocifisse”.
La strada, raccontano questi dati, resta evidentemente la vetrina preferita dai cosiddetti protettori, mentre solo nel 35% dei casi la prostituzione avviene fra quattro mura, siano quelle di un albergo, un appartamento, un nightclub o un privé. Ma che gli sfruttatori le dispongano sotto un cavalcavia, o all’interno di una stanza non ha niente a che vedere con la condizione di costrizione della donna. Che è la medesima. E per questa ragione quando si parla di prostituzione, don Aldo Buonaiuto dell’Associazione ci tiene ad aggiungere la parola ‘coatta’.
Il mercato delle schiave
Queste vittime sono innanzitutto esseri umani, ma per capire il principio che muove la tratta bisogna ragionare in termini di mercato: “La prostituta rappresenta un vero e proprio bancomat — argomenta don Aldo — cioè il modo più veloce per far soldi in nero, da investire in droga e armi”. Per un giro d’affari che, secondo la Comunità Papa Giovanni XXIII, può arrivare fino a dieci miliardi di euro l’anno. “Quando il mercato è fiorente è perché c’è una grande domanda, e l’offerta si moltiplica. Questo è quanto sta accadendo sulle nostre strade come nei privé, dove non ci sono escort ma vere e proprie schiave”.
Come per altre forme di mercato, anche quello delle prostitute coatte inizia a risentire della concorrenza asiatica — spiega Buonaiuto — tanto che i prezzi delle prestazioni si stanno abbassando fino a raggiungere i dieci euro. Oggi le ragazze ridotte in schiavitù provengono quasi per il 60% dall’Europa dell’Est (vedi intervista), e per il momento solo il 5% viene dalla Cina. Che però già incide.
La clientela
Ma che siano nigeriane (la nazionalità più comune, con il 36%), rumene, albanesi, bulgare, moldave o ucraine, quando arrivano in Italia la realtà che incontrano è sempre la stessa: quella della clientela locale. Che — come illustrato anche dalla vicenda delle squillo parioline — risulta sempre di ceto piuttosto elevato: “medio alto” nel 56% dei casi, e fra i 40-55 anni nel 43%. Rinomati professionisti, magari, e spesso sposati (nel 77% dei casi), anche se questo genere di pater familias al massimo pensa alla propria, di famiglia.
Il cliente italiano è inoltre piuttosto abitudinario nelle sue peregrinazioni notturne: nel 75% dei casi mette la freccia e accosta, o bussa a quella porta, ogni due settimane. Per una prestazione sessuale (il 73%), meglio se non protetta (il 70%). O anche solo per farsi una chiacchierata.
Sembrava una leggenda metropolitana, ma i dati lo confermano: nel 21% dei casi la richiesta del cliente è effettivamente quella di scambiare due parole. Queste ragazze e queste donne, d’altra parte, non sono assistenti sociali, e hanno dei problemi decisamente più seri delle paturnie dei propri clienti. A partire dalle violenze a cui vengono sottoposte. Dai papponi e pure (nel 6% dei casi) dagli stessi clienti: sessuali (il 56%), fisiche (il 32%) e psicologiche (il 12%).
Entrano giovani, escono vecchie
Come ci spiega Caterina nell’intervista qui a fianco, chi meglio di una ragazzina può essere maltrattata e manipolata? La realtà, però, è ancor più incriminante: “Le prostitute minorenni sono un fenomeno in aumento perché il mondo dei clienti chiede sempre di più ragazze giovani e giovanissime”, chiarisce don Aldo. Quando poi riescono a lasciare la strada — solo nel 2013 l’associazione ne ha salvate 400 — Buonaiuto le vede che ragazzine non sono più, segnate nella mente e nel corpo: “Una donna che trova il coraggio di affrontare le minacce che vengono fatte ai suoi familiari, che sono sempre il motivo per cui è partita, è un miracolo. A quel punto bisogna iniziare il difficile percorso della liberazione, traumatico, non certo semplice e immediato”.
“Prima c’è il periodo di protezione, per non farsi ripescare dagli aguzzini – prosegue — poi c’è il tempo per ristabilirsi psicologicamente, iniziare a reintegrarsi, e togliersi di dosso quel marchio. Sono momenti difficili, è un percorso lungo, e per alcune purtroppo molto in salita. Tante di queste donne infatti non arrivano in buono stato di salute, ma mutilate e percosse”. “Quanta ipocrisia vedo nel sentir parlare di violenza sulle donne, dimenticando le tante ragazze violentate ogni notte — conclude don Aldo — come se ci fossero vittime di serie A, e vittime di serie B”.
I DATI DELLA TRATTA
120.000 — numero totale delle donne vittime di sfruttamento della prostituzione e tratta nel 2013. Di cui
– il 37% quando arrivano in Italia sono minorenni,
– il 65% si prostituiscono in strada
– il 35% si prostituiscono nei locali (alberghi, appartamenti, nightclub e privé)
NAZIONALITA’
– Nigeria 36%
– Romania 22 %
– Albania 10,5%
– Bulgaria 9%
– Moldavia 7%
– Ucraina 6%
– Cina 5%
– altri paesi dell’Est 4,5%
ETA’
– 37% dai 13 ai 17 anni
– 52% dai 18 ai 30 anni
– 11% sopra i 30 anni
TIPOLOGIA DI VIOLENZE SUBITE
– 56% violenze sessuali
– 32% violenze fisiche
– 12% violenze psichiche
I CLIENTI
STATO CIVILE
– 23% celibe
– 77 % sposato
FREQUENZA
– 15% ogni settimana
– 75% ogni due settimane
– 10% ogni mese
PRESTAZIONE
– 30% rapporti protetti
– 70% rapporti non protetti
RICHIESTE DEL CLIENTE
– 73% prestazione sessuale
– 21% conversazione
– 6% maltrattanti
CETO SOCIALE DEL CLIENTE
– 56% medio alto
– 21% alto
– 13% medio basso
– 10% basso
ETÀ DEL CLIENTE
– 43% 40-55 anni
– 21 % 25-39 anni
– 17 % 56 in poi
– 14 % 18-24 anni
– 5% minori