Dopo “l’Osteria senz’oste”: Cesare De Stefani inventa Winemat, il distributore automatico di vino. La vigna è 2.0

Stefano Pitrelli, L’Huffington Post

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Passeggi per una vigna, ne respiri l’aria e ne bevi il frutto, versandoti in un calice il prosecco Docg prodotto da quelle uve, direttamente dal collo di una bottiglia conservata alla temperatura giusta. Prelevata da un distributore automatico.

Se in quest’immagine c’è qualcosa che ti pare surreale, è solo perché è una realtà appena nata, fra le colline di Valdobbiadene. Dall’idea di un imprenditore, Cesare De Stefani, non nuovo nel tentare di elidere il ruolo mediano dell’oste fra il bevitore e il suo bicchiere, come del resto in quella che in Veneto è l’ormai nota “Osteria senz’oste”. Ed è lì vicino che si trova il primo esemplare di questa nuova stirpe di osti 2.0.

De Stefani l’ha battezzato “Winemat”, ed è fondamentalmente un distributore automatico, dotato di un innovativo meccanismo in grado di spingere con la dovuta cautela la bottiglia, che per il vino può infatti arrivare a pesare fino a un chilo e mezzo (e nel caso dello spumante pure uno e sette/uno e otto, a seconda dello spessore del vetro). Porgendola infine all’avventore dopo averla fatta calare delicatamente grazie a un ascensorino, visto che non la si può certo lasciar precipitare dall’alto come una qualsiasi bibita in lattina, o bottiglietta di plastica.

Né d’altronde l’apparecchio potrebbe distribuire altrettanto indiscriminatamente i propri prodotti: come succede per le sigarette, anche il Winemat richiede la verifica della maggiore età, e impone inoltre un orario di chiusura per le bevute (da mezzanotte alle 7). Sennò, quest’oste non versa.

“L’idea originale è stata mia”, spiega De Stefani all’Huffington Post. “Ho bussato a tante porte, e non mi dava retta nessuno. Poi mi sono rivolto a una giovane azienda di Vicenza, la Daint , che sul momento mi ha detto: ‘Sei matto’. Dopo però si son messi a lavorare, e in cinque mesi hanno prodotto questa macchina”.

De Stefani, che col suo prototipo già inizia a ricevere richieste dall’Italia (“giovedì scorso sono stato a Verona, poi sono stato contattato da alcuni ragazzi di una ditta di Asti”) e dalla Svizzera, ne intravede una funzione turistica, oltre che “meramente” commerciale: “Mi sono immaginato quanto sarebbe bello camminare per la Franciacorta, o nella regione dello Champagne, e attraversando i vitigni trovarsi davanti un punto di degustazione dove poter assaggiare, refrigerato, il vino prodotto dalla vigna. Lì dove nasce. Per questo ho voluto qualcosa di aggraziato, una specie di casetta, che stia esteticamente bene ai bordi di una vigna: potrà essere un invito a prendersi miglior cura del proprio territorio. Si può dotare anche di un distributore di calici di vetro, che il turista potrà comprare, usare, e conservare come souvenir”.

Ma l’assenza dell’oste non è un po’ come quella di un bibliotecario dalla biblioteca? In fondo l’oste ha pure un ruolo educativo: così invece chi ti insegnerà a bere? “Ci stiamo lavorando. Monteremo un display sulla macchina, di modo che quando sceglierai il tuo vino, un breve video di circa un minuto e mezzo ti racconterà il prodotto”.

Per molti comunque sarà dura abituarsi all’oste-robot. “È l’economia che ci fa capire che bisogna andare in questa direzione — conclude De Stefani. — Sembrerà strano, ma credo che i giovani siano ben disposti verso un approccio del genere. E se iniziano i giovani, il futuro è lì. Nell’abbattimento di costi, offrendo prodotti buoni che non devono costare troppo. Un po’ alla Eataly”.