Lettori dimenticati

ATTUALITA’ / Colloquio con Stefano Rolando.

«Sprecopoli». La chiama così Stefano Rolando, oggi docente di comunicazione pubblica allo lulm di Milano e, fra l’85 e il ’95, direttore generale del dipartimento per l’informazione e l’editoria alla presidenza del Consiglio. «Esiste», afferma, «un’editoria pubblica “grigia” che serve ad accompagnare il cittadino fra norme e servizi. È noiosa, ma indispensabile, e non dovrebbe essere regalata, altrimenti viene vissuta come propaganda. Poi ci sono regioni, province, comuni, ministeri, a volte persino singoli quartieri, che buttano soldi per prodotti senza logica, o solo per la faccia dell’assessore. Una vera e propria sprecopoli».

Si può quantificare, questo spreco?
«Un dato globale non c’è, per un problema di depistaggio sui bilanci. Spesso non è chiaro neanche a chi fa il prodotto quanto costa, perché magari la tipografia è comunale e il costo del lavoro del personale nella pubblica amministrazione non viene contabilizzato.

Lo spreco è più colpa del calcolo politico o del pressapochismo?
«Un po’ l’uno un po’ l’altro. Bisognerebbe sapere chi si va servendo, tener conto dei diversi pubblici: lo stesso prodotto non vale per gli abitanti del centro storico, i pendolari o gli immigrati. Ma neanche il 20 per cento delle nostre amministrazioni usa criteri selettivi dell’offerta in relazione ai bisogni accertati. Distribuire la roba a pacchi non serve».

Come se ne esce?
«Da tempo propongo di risolvere il problema come hanno fatto gli inglesi negli anni ’40, con il Central Office of Information, un’agenzia centrale per formare regole e procedure, vigilare sugli sprechi e massimizzare il rendimento, come si fa nelle aziende. E soprattutto insegnare alle amministrazioni come si fa a comunicare».
 

(L’Espresso, 12/1/2009)